lunedì 31 dicembre 2012

Casa dolce casa...

Eccomi qui per un veloce saluto di fine anno.
Oggi a Milano c'è una giornata stupenda, sembra primavera e tra poco arriverà la mia amica Monica (e sarà addirittura estate :)) e attenderemo insieme l'arrivo del nuovo anno! Avrei davvero tante cose da dire ma mi limiterò ad un mini bilancio di questo anno che sta per concludersi. Il bilancio è decisamente positivo perché sono finalmente tornata a casa!

Questa casetta  portachiavi è il dono di una persona speciale... :)

E' stato un anno denso di nuove esperienze di vita, un anno vissuto molto intensamente anche se il blog è stato un po' trascurato. Voglio ringraziare le persone che in questi mesi mi sono state accanto, che mi hanno dato tanto e alle quali spero di avere lasciato anch'io qualcosa. Non farò i loro nomi perché loro lo sanno. E' stato meraviglioso averle conosciute. Chissà questo 2013 cosa mi riserverà...? C'è da dire che è un gran bel numero il 13... E allora vediamo di arrivare a 13 righe con questo post. Ecco, ci siamo, tredici!! :) Un Felice Anno Nuovo a tutti!!

mercoledì 12 dicembre 2012

Ti Amo, Ti Odio, (cacchi tuoi!)


Brrrrrr...
Ma che freddo fa oggi??? 
Freddo freddissimo a Milano. Oltretutto da domani dovrebbe anche iniziare a nevicare... Wow!!! Si prospetta un weekend pieno di palle!! Mi riferisco sia a quelle di neve, ma anche a qualche piccola bugia in effetti :) - abbiate la pazienza di arrivare fino alla fine del post e capirete (non vale andare subito a vedere!).
Ma i brividi oggi non li ho solo per il freddo, infatti la ragione è anche un'altra. Guardate un po' la data di oggi (per chi, preso dalla frenesia della giornata, ancora non si fosse accorto...):

12 – 12 – 12.

Wow!!! (e due)

Quando tornerà una data così perfetta?? 
Dovremo attendere almeno 100 anni... (Cavolo... Wow!!! - e tre)

A proposito... come lo leggete 12-12-12?
Io lo leggo come un bel 3 volte 3: (1+2) - (1+2) - (1+2)

Dovete sapere che il numero Tre emana una profonda energia
Tre è il primo numero di armonia, il numero di soluzione del conflitto dualistico ed è per questo considerato un numero perfetto. Non per niente lo scorso anno mi ero lasciata coinvolgere in un Ménage à trois (:))...

E poi non si dice forse che tra i due litiganti il terzo gode?

"Il tre infatti apre la strada della mediazione e permette di uscire dall’antagonismo, superando la visione parziale e riduttiva del dualismo. E due elementi non possono che essere conciliati da un terzo elemento..."

Ma non perdiamoci troppo in esoterismi (il giusto, via). Molto semplicemente vorrei pensare a questa gioiosa giornata di sole come all'inizio di qualcosa di nuovo e meraviglioso
Vorrei in futuro potermi ricordare di questa data per avere fatto qualcosa di importante. E ne approfitterei allora della circostanza per parlarvi di un esperimento appena avviato, della cui esistenza venni a sapere solo qualche settimana fa, durante un corso a tema enologico...

Sto parlando dell’esperimento dei barattoli di riso dello pseudoscienziato giapponese Masaru Emoto (è proprio scritto "pseudo" su Wikipedia, e se lo dice Wiki)
Ecco in cosa consiste l'esperimento: si prendono Tre barattoli di vetro, si riempiono con del riso e dell'acqua (per ogni barattolo le quantità devono essere le medesime e i barattoli dovranno poi essere tenuti nello stesso ambiente). 
Per settimane (che è il tempo necessario a completare l'esperimento) riserverete trattamenti differenti ai vostri 3 barattoli: ad un barattolo direte parole di gratitudine, di gioia e di amore. Ad un altro parole di amarezza, tristezza, rancore (odio è una parola che preferisco non usare, non mi piace proprio!). Un terzo barattolo verrà ignorato
Bene, trascorso il periodo dell'esperimento vedrete che il riso dei tre barattoli avrà un aspetto differente.
Ci sono varianti dell'esperimento con barattoli aperti, chiusi, con o senza etichette (guardate questo video che sembrerebbe avere carattere di ufficialità), utilizzando altri tipi di cereali, con il riso cotto -nel nostro caso il riso è crudo. C'è anche una variante che non prevede il barattolo dimenticato... 
Insomma, potete sbizzarrirvi come credete!

Sui barattoli dovranno poi essere apposte delle etichette con le varie scritte "Ti Amo", "Ti Odio" , (TBD). Suppongo le etichette siano necessarie anche per non confondersi...

Devo ancora scrivere le etichette... per il terzo, visto che se ne starà in
disparte, pesavo una cosa tipo "CAXXI TUOI"...

Cosa vuole dimostrare?
Masaru Emoto con il suo esperimento intende dimostrare che l'acqua ha una sua memoria e conserva l'informazione delle onde elettromagnetiche che riceve: ricorda e ripropone il messaggio ricevuto e immagazzina informazioni diverse da onde di forma diverse.
L'energia canalizzata nelle parole (a quanto pare anche in quelle scritte) avrebbe il potere di influenzare l'acqua nella quale il riso è immerso, assoggettandolo a delle trasformazioni: infatti il riso potrebbe marcire, creare muffe, rimanere inalterato o fermentare. E questo lo vedremo alla fine dell'esperimento (in realtà giorno per giorno già gli effetti delle parole saranno visibili). 
E' la legge di causa-effetto, sempre lei!!

Non ero certa di volere mettere in pratica l'esperimento perché ho pensato questo: "se mi metto nella condizione di dire queste parole (positive o negative) mentre le dico subisco il loro effetto..." e certo non me la volevo andare a cercare. Infatti, come sostiene l'Ayurvedaincacchiarsi a tutti i costi, fare gli egoisti (così come anche frequentare persone avide, astiose e rabbiose) non favorisce certo il nostro benessere. Infatti stress e le emozioni negative sono un fattore determinante nella perdita dell'equilibrio dei dosha (sì, lo so, ancora con questi dosha!!). Sono decisamente poco salutari i comportamenti negativi, sia i nostri che quelli degli altri. Però  c'è anche da dire che le emozioni non andrebbero mai soppresse (l'ho detto anche qui) per la medesima ragione: ci si disequilibra in pratica. E considerato che, in quanto umana, i miei momentacci (ma "acci" di brutto) li ho spesso e volentieri durante il giorno (e anche durante la notte se è per questo), allora ho pensato che avrei potuto approfittare di quei momenti per scaricare le mie emozioni sul barattolo... cosa dite? Sepoffà?? 
Farò quindi una variante dell'esperimento così come del resto faccio con le mie ricette culinarie: delle variazioni rispetto alle più classiche e zuccherose :).

Tutto questo ambaradan di cose per ricordarvi che le nostre azioni producono sempre delle reazioni/effetti negli altri, così come sull'ambiente che ci circonda: anche le piante infatti soffrono per via dei nostri comportamenti, sono felici o tristi in base a quello che accade intorno a loro, lo sapevate? Anche la musica ha degli effetti sul loro umore, come li ha sul nostro del resto...
E le parole (oltre ad avere significati) hanno sempre degli effetti sulle persone a cui le rivolgiamo. E mentre una parola d'amore può rendere felici, una parola detta con odio e rancore produrrà effetti negativi devastanti (ma se io dicessi un  "Ti Amo" con astio e cattiveria, come la mettiamo?? Una cosa annullerebbe l'altra?? Mmm, ci devo pensare...).

Ricordiamoci poi che noi per più del 75% siamo composti di acqua, per cui, se Emoto ha ragione (e ha ragione) è un totale casino (è un totale casino infatti!!!).

E così, che una giornata vada bene o male dipende soprattutto da noi, da come noi ci poniamo nei confronti di noi stessi e delle altre persone. Il Buddisimo sostiene che ci sono10 Mondi, detti anche stati vitali, che vanno dall'Inferno, il più basso, alla buddità, il più alto.  Fate conto che noi solitamente nella nostra giornata sperimentiamo sempre i 6 mondi, o sentieri, inferiori che sono l'Inferno, l'avidità, la stupidità, la collera/aggressività, la tranquillità (non è positiva come si potrebbe pensare) e l'estasi che sarebbe quella felicità relativa e temporanea, illusoria - ecco che sono riuscita ad introdurre anche il Buddismo :).

Ritornando al numero Tre... 
Tre simboleggia la creatività come espressione e sviluppo dell’intelletto. Inoltre, rappresenta la facoltà di adoperare al meglio la conoscenza acquisita e di elaborare nuovi sistemi di comunicazione, che si esplica in modo vivace, prolifico e appassionato… 
e vorrei che da oggi in avanti potesse sempre essere così!

Si dice che, "...la persona del Tre generalmente è ottimista, le sue azioni sono sempre accompagnate da entusiasmo e grande partecipazione esternando, al contempo, la sua forte potenzialità interiore. Le persone rappresentate dal numero Tre trovano la loro giusta dimensione nel rapporto con gli altri, condividendo idee, pensieri ed emozioni. Generalmente allegre, cordiali e con uno spiccato senso di umorismo, i numeri Tre hanno un innato potere di coinvolgimento riuscendo a contagiare le persone che ruotano intorno al loro mondo..." (un pò come le persone di colore arancione?).

E se non siamo così naturalmente basta aggiungere un po' di zucchero (in questo caso è consentito): fingiamo di esserlomettiamoci nella condizione e alla fine saremo così. Edulcorati! 
Alle volte una piccola bugia a fin di bene... 

E a proposito di bugia. Chiudo il post invitandovi alla visione di un film spettacolare che ho visto l'altra sera e dovete assolutamente vedere. Si ride e si piange, gioia e amarezza si confondono, il cast è da 10 e lode... Il film è "Piccole bugie tra amici" e non dovete perdervelo per nessuna ragione al cosmo!!


domenica 9 dicembre 2012

Ma-zu-ca-ka di stagione


Contro ogni previsione eccomi di nuovo qui a sfornare!
Vi voglio infatti parlare dell' esperimento al forno prodotto ieri, al calar del sole, con la frutta di stagione. Peccato siamo già a domenica, e il weekend è praticamente finito... :( 
Infatti succede che non appena la testa ha un momento libero per svagarsi  si sperimentano cose interessanti. Il bello è che non avevo nulla in previsione ma è accaduto. Del resto, e mi confermerete anche voi, le cose migliori accadono sempre quando non ce le aspettiamo... non è così? Ora mi sembra un tantino fuori luogo per la circostanza dato che si tratta di una banalissima torta-budino. Dunque, dunque, però, non dimentichiamoci che ancora devo stabilire il numero di battute/caratteri per i prossimi post (per sapere di cosa sto parlando potete leggere, se ancora "qualcuno" non lo avesse fatto, il post di venerdì così vedete anche il mio alberello di Natale :)). Ma tornando al nostro esperimento al forno...

Come nasce l'idea?
Vi piacerebbe saperlo vero? A me raccontarvelo, anche di più! :) 
Sapete no che mi piace un sacco prenderla alla larga. E allora sentite cosa ho da dirvi.
A quel tempo... In questi giorni ho avuto qualche avvisaglia del fatto che il mio dosha fosse totalmente disequilibrato (e qui qualcuno potrebbe anche ridere o sorridere, ma non importa). Il mio dosha è pitta, e chi ne sa un po’ di Ayurveda intenderà più facilmente. Gli altri si accontentino di sapere che molto semplicemente, uno squilibrio alimentare ed emotivo (cibi sbagliati, qualche emozione repressa?) mi ha leggermente alterata a livello sia fisico che psichico, diciamo pure così  (chi volesse saperne di più può provare a vedere se ci capisce qualcosa in questo sconclusionato post – e comunque tenetevi pronti a leggere su Phit Magazine di febbraio un articolo interamente dedicato all’Ayurveda).

In pratica è accaduto che in questi giorni non stavo più mangiando frutta e verdura regolarmente. E di nuovo avevo perso la testa per il riso Venere (quando una cosa mi piace non ne posso fare a meno, impossibile!). Di nuovo stavo perdendo il lume della ragione.

Così è subito scattato il piano di rientro e via a fare il pienone di frutta e verdura di stagione (qui vedete la lista):


  • cavolletti di Bruxelles

  • cachi (li ho già - versione caco-mela che vedete qui

  • mele e pere (sono sempre un gran bel vedere)
  • banane (impossibile farne a meno: la banana è fondamentale per l’attività fisica)
  • kiwi (mi ero proprio scordata della loro esistenza!)
  • zucca biologica (del tutto similare a quella illuminata dello scorso anno, da ridurre in sorrisi e da gustare come snack ad un cenno dello stomaco)


Come al solito ho esagerato con le dosi, perché tutta questa frutta chi se la mangia????


Considerate che la foto è di  questa mattina dopo il frullato della colazione...
ieri era un'esagerazione!!

Così per liberarmi dell'eccesso di frutta ho pensato di nasconderla in un dolce
Complice il freddo e qualche ora passata in bicicletta a cristallizzare per le vie del centro, una volta rientrata in casa sotto forma di statua di ghiaccio (a parte l'odore di "quei cavolacci di Bruxelles", che fanno tanto bene peraltro, che avevo cucinato a pranzo che mi ha obbligata a spalancare le finestre per 7 minuti buoni, con conseguente abbassamento di quasi 2 gradi della temperatura  e contestuale accensione del riscaldamento), una volta ritornata in carne e ossa, ho assecondato la richiesta del forno che voleva essere acceso. E non appena rientrata in possesso delle mie facoltà mentali, ho acceso anche la zucca (non quella comprata al supermercato che ho invece cotto nel forno). E una volta accesa il responso è stato: "la mia non è proprio fame ma più voglia di qualcosa di cioccolatoso, dalla consistenza morbida/non secca/umida, da poter eventualmente accompagnare alla tisana Ayurvedica del Love&Story post, qualcosa di simile a quella mia torta paesana (mannaggiammè che ho scordato di comprare l'uvetta!!)...". Avevo anche già 2 cachi-mela da smaltire al più presto (erano diventati cachi "senza mela") e sarebbero stati perfetti come sostituti delle uova e dello zucchero (infatti questo dolce non contiene né uova né zuccherooooo!!!). E la zucca avrebbe aumentato il potere dolcificante. Sempre la zucca mi ha fatto venire in mente un altro esperimento che avevo praticato con carote e zucchine...

E così, facendo un bel merge/copia+incolla tra la torta paesana, quest'altra simil Sacher (sarebbe quella dell'esperimento zucchine e carote) + reminiscenze varie di stagione sono giunta alla "ma-zu-ca-ka" che vedete qui sotto...


Si presentava così al momento dello scatto, ora...


Dove "ma" sta per mandorle, "zu" sta per zucca, e i due "ca"castanno per cacao e kaki (o caco, ma anche cachi).

Siccome c'è anche la farina di riso avremmo anche potuto chiamarla "ri-ma-zu-ca-ka", ma dato che già così mi pareva na minchiata ho optato per Mazukaka, che mi suonava meglio.


Ecco gli ingredienti completi:

160 gr farina di riso bio "Vital Nature"
30 gr farina integrale "Molino Chiavazza" (dovevo finirla)
45 gr cacao amaro bio
2 cucchaini di bicarbonato di sodio
30 gr di mandorle sgusciate bio "Noberasco"

145 gr kaki (se anche erano kaki-mela è irrilevante dato l'altissimo grado di maturità)
60 gr olio di semi di girasole spremuto a freddo "Viviverde coop"
250 gr di latticello fatto in casa (yogurt magro bio Esselunga + latte scremato in parti uguali - io avevo quello scremato parzialmente, Accadì, ma fa lo stesso)
170 gr di zucca biologica precedentemente cotta nel forno

Avrei dovuto aggiungere anche l'uvetta ma come vi ho già detto, quella zuccaccia si è scordata di comprarla!!


Come si prepara?
Non ve la sto a fare più lunga del necessario. 

1.
Accendete il forno a 180°, funzione ventilata, preriscaldatelo 10 minuti e mettete dentro la zucca tagliata a spicchi più o meno regolari (prima andrà lavata) lasciandola cuocere per circa 20 minuti. 

2.
Poi dovete preparare il latticello che consiste in una combinazione di yogurt e latte in parti uguali che dovrete lasciare riposare per 15 minuti. 

3.
Mischiate bene gli ingredienti secchi tra di loro in un contenitore (aggiungete anche le mandorle spezzate). In un altro contenitore riducete in soluzione liquida i cachi aiutandovi con una frusta da cucina e aggiungete l'olio e il latticello. Unite il secco al liquido.

4.
Come ultima cosa aggiungete la zucca che avrete tolto dal forno e lasciata raffreddare e che, privata della buccia, avrete ridotto in purea aiutandovi con una forchetta.  

5.
Mischiate bene il composto e fatelo scivolare in uno stampo per dolci del diametro di circa 20 cm (io l'ho messo nel mio solito color ghiacciolo all'anice che mangiavo da bambina, acquistato all'Ikea, al quale si deve il nome della mia Socherkaka, il famoso dolce di amore e cachi che vedete qui) e mettete a cuocere per 45 minuti circa.

Avendoci messo anche il latte e lo yogurt questo dolce non è chiaramente vegano ma potreste utilizzare il latte di riso e vedere come si comporta.
Però le uova, quelle non ci sono, poiché a mio parere non sono fondamentali per certi dolci (e se le mie ricette non vi convincono guardate pure su Veganblog, sicuramente ne troverete di belle e buone). Se state seguendo una dieta ricca in proteine l'uovo meglio che ve lo tenete da mangiare solo soletto magari sotto forma di frittata (come ad esempio questa mia della colazione da Dukan). Chiaramente è anche senza zucchero aggiunto per dolcificare preferisco utilizzare la frutta, fresca o secca, così da regalare una dolcezza tutta al naturale (per gli amanti della chirurgia estetica: se volete potete anche aggiungere dello zucchero e a quel punto fate voi  le dosi, una terza o anche una quarta parte di un etto, come preferite). Se vi atterrete alla ricetta sono certa non vi stancherà. Il sapore è simile a quello del cioccolato amaro, con l'unico inconveniente che, data anche la consistenza al cucchiaio "mangiami", potreste facilmente eccedere eccederete sicuramente nelle dosi con possibili effetti collaterali: infatti sia le mandorle che il cacao sono altamente afrodisiaci...


venerdì 7 dicembre 2012

Il mio alberello-bello di Natale!


Nell’attesa di addentrarmi nella numerologia per definire precisamente da quante parole, o battute, dovrà essere costituito il prossimo post (per "battuta" qui si intende il numero delle lettere, spazi inclusi, voce del verbo battere-sulla tastiera), facciamo l'albero di Natale! Infatti la tradizione vuole che a Milano l'albero si faccia a Sant'Ambrogio (per restare in ambito natalizio: qui trovate invece la ricetta del mio veg-panettone milanese). Anche in questo caso si è trattato di una causalità (sapete vero che le cause/azioni che noi creiamo/facciamo finiscono poi per avere delle conseguenze/effetti nel futuro? Ovviamente...).
L’altro giorno ad esempio passavo "causalmente" da Lush. Dico "l'altro giorno" ma saranno passate al meno 2 settimane da quel giorno, del resto in questo periodo il tempo mi è ostile. Non mi riferisco al clima freddo di queste settimane che, peraltro, apprezzo per i suoi molteplici effetti positivi. I primi effetti sono riscontrabili sulla mia pelle del viso che in questo periodo pare rinascere (certo sarà anche merito della crema alla Propolis di Fitocose per pelli grasse e impure - la mia pelle è secca normale/mista ma ho voluto provarla comunque dato che prevenire è meglio che curare e devo dire che è strepitosa!). Anche l'umore ne risente positivamente poiché il freddo ha su di me l'analogo effetto di un certo tipo di meditazione, quella che si focalizza su un unico punto permettendo così di concentrarsi su un’unica cosa lasciando svanire le migliaia di altri pensieri e desideri che occupano la mente (e così riesco più facilmente ad andare dritta al punto e non mi perdo tanto come invece accade in estate– se non vi è chiaro questo passaggio fa lo stesso :D). Effetti benefici anche per il fisico dato che il freddo e la bicicletta bruciano calorie (e se le bruciamo le possiamo poi recuperare con qualche peccatuccio di gola - provate a vedere qui se qualcosa vi gusta..).
Decisamente meno piacevoli gli effetti quantificabili in mc (metri cubi) che si riscontreranno invece sulla bolletta del gas quando arriverà, se pure in virtù del risparmio/consumo energetico 
(tutela dell'ambiente/consumo di calorie) la temperatura che tengo in casa si aggira sui 18-19° C e riesco ancora a perdermi nei meandri della mente, tranquillamente :).


Numeriamo un po'...
Ritornando al famoso "altro giorno" di 2 settimane fa. 
Dovete sapere che il rapporto tra le giornate percepite e quelle reali e di 1 a 3, dove 1 sta per il numero di giorni percepiti e 3 per il numero di giorni realmente vissuti e così mi sembra che sia sempre il giorno in cui devo pagare l'affitto (!!!).
Per riprendere il filo. L’altro giorno passavo per Via Dante e ho fatto un pit stop da Lush per il rifornimento solito di shampoo solido + varie ed eventuali cose da usare sotto la doccia. Stavo indecidendo quale shampoo comprare, ero indecisa (ma dai???) tra quello solito alla cannella (il cannellone classico, lo vedete in questa foto vintage scattata esattamente un anno fa) e Atlantide, l'altro solido mio solito azzurro-puffo. Alla fine come sempre accade, tra i DUE litiganti è il TERZO che gode!  E il terzo me lo sono ritrovata tra le mani quasi senza accorgermi, era lì, spassoso e tutto d'un pezzo, questa specie di Didò che vedete ridotto ora ad alberello (in origine si presentava così).

E' ancora tutto da addobbare!! :)

Ve lo provo a descrivere come farebbe un sommelier (il vino, si sa, da parecchio alla testa :)).

Colore: giallo paglierino verde con riflessi verdolini 
Bouquet: un'esplosione di note fruttate/agrumate (limone e lime), tutto il fascino e la nostalgia di una tipica giornata di agosto, a rivelare un ricordo adolescenziale su aromi floreali di gardenia (in pratica lo stesso identico profumo del Calippo fizz Algida che si mangiava in spiaggia, ve lo ricordate???)
Sapore: NP fresco, leggero, morbido al palato, vellutato, per via della glicerina, finale lungo e persistente

Come lo si usa? 
Dopo avere passato un pò di tempo a giocare come fareste con il Didò ne prendete un pezzetto, plasmate la forma che più vi piace e andate dritti dritti sotto la doccia cercando di non farlo venire a contatto con la bocca già da subito, cosa che dovrà accadere solo più tardi, nella doccia: infatti questo prodotto è un 3 in 1 perché lo potete usare sia come detergente corpo, ma anche come shampoo, per cui qualcosa in bocca durante l'operazione di lavaggio finirà di sicuro (soprattutto se siete soliti cantare sotto la doccia).
Oltre ad essere perfetto per lavare le mutandine quando si è in viaggio (così c'è scritto sulla confezione, vi giuroo!! - questo sarebbe il terzo utilizzo :)) è uno shampoo favoloso che lascia i miei capelli lucenti come farebbe Atlantide, e leggeri come dopo l'utilizzo di quello alla cannella (e anche qui il sommelier ne avrebbe di cose da dire!). Anche sul resto del corpo si comporta benissimo: lascia la pelle liscissima e accade che a contatto con l'acqua pian piano perde la sua consistenza solida e svanisce lasciando un po' del suo colore verde, sia sulla pelle che nel box doccia (in questo caso anche qualche piccolo residuo solido). Fosse stato questo altro azzurro sarebbe stata una gran puffata!!

Prodotto Dieci e lode! E anche gli ingredienti sono simpatici (li trovate qui).

Qualcuno potrebbe pensare di replicarlo spignattando in cucina... 
Ma cosa credete, che non ci abbia pensato? Certo, lo farò in questi giorni probabilmente, giusto per cimentarmi in qualche attività manuale libera-mente anche se, mi viene da dire, è bene che ognuno faccia il suo mestiere e che FUN se lo produca pure Bryn (é il nome della persona che lo ha prodotto e il bollino con la sua bella faccia ridente è azzeccato sulla confezione :)). Comunque qualche strappo alla regola potremmo farlo anche quest'anno. Già era accaduto per l'Angeli a Fior di pelle, il celebratissimo detergente viso di Lush, che avevo voluto riprodurre in una versione tutta mia, lo scorso Capodanno...

Concludo il post con una brevissima lode (ammazza, mancano ancora 27 righe!!) ad un indispensabile prodotto di Fitocose che vi invito a provare. Nel post di sabato scorso vi avevo detto che di questa scoperta ne stava beneficiando un sacco di gente: si tratta del deodorante bicarbon pasta. Questo deodorante lo sto testando da 3 mesi e devo dire che, superata la diffidenza iniziale (si presenta di una pasta semi-gelatinosa e io ero abituata ai deodoranti liquidi roll-on), è diventato il mio insostituibile compagno di viaggio e mi ha fatto capire una cosa importante: la strana sensazione iniziale era dovuta al fatto che quasi sempre si è bloccati e prevenuti di fronte alle nuove esperienze (ricordo l’"effetto gelata/brinata" la prima volta con il roll-on ma dopo era diventato un’abitudine). Nel momento in cui mi sono aperta a nuove esperienze il rifiuto iniziale è svanito e così ho iniziato ad usarlo con successo, per la felicità delle persone che mi stavano accanto! In pratica nella vita, così come anche nella cosmesi, ci si fa il callo, capite? E mentre nella cosmesi il callo lo si cerca di rimuovere (e per restare in tema di piedi: per avere talloni sempre lisci la crema ammorbidente per talloni di Fitocose è fondamentale - mettiamola pure tra i prodotti Top dell'azienda) nella vita ce lo si fa amico (e poi ci si trova in situazioni come quella del "muffin spostato"!!!). E comunque, callo o non callo, ritornando alle nostre ascelle... usate bicarbon con parsimonia, ne basta una punta (info presa dal loro sito: se utilizzato su pelle priva di peli va utilizzato in minore quantità). Convinti?
L'ho testato in condizioni da normali ad estreme: yoga, yoga + certi giorni al mese, corsa, corsa + certi giorni al mese, certi giorni al mese + certe giacche di 1 taglia in meno della tua perché sfina meglio la silhouette modello "alzo il braccio sul tram e strappp" e devo dire ha risposto bene, per quanto possibile. 
La cosa interessante è che non lascia traccia della sua presenza perché non ha profumo (ma potete comunque aggiungere qualche goccia di olio essenziale se gradite) e soprattutto, udite udite, non macchia: le vostre T-shirt bianche resteranno per sempre bianche!! Promosso anche lui!

sabato 1 dicembre 2012

Cachi, tannini e veg-panettoni... son tornata!!


Caro il mio blogghino, eccomi qui, non mi sono scordata di te, affatto!! Solo sono sparita, ho smesso di prendermi cura di te, ti ho abbandonato a te stesso stata molto poco presente nella mia vita in queste settimane e dato che tu fai parte della mia vita ti ho un pò trascurato. Ma ti prego, non mi tenere il broncio, ci ha già pensato Google a punirmi: a causa dei miei mancati post infatti, ha fatto precipitare (capirai il precipizio) il mio PageRank da 2 a 1, una tristezza... E pensare che solo nei primi 3 mesi ero arrivata a quel piccolo traguardo. All’inizio di questa nostra avventura infatti, scrivevo un post al giorno, ricordi? E più scrivevo più idee mi venivano in mente, e più idee mi venivano in mente più scrivevo e così all'infinito. E poteva accadere che per una improvvisa "illuminazione" dovessi arrestare la mia folle corsa in bici così da potermi annotare tutto quel flusso. Non mi spegnevo mai (e pure un tasto on-off servirebbe certe volte!). Un po’ come l'effetto dell'attività sportiva che, come sapete, è una "activating activity", ovvero, ha un benefico effetto dopante e infatti chi si muove molto è portato a muoversi ancora di più e diventa maggiormente ricettivo a tutti gli stimoli (ma proprio tutti, garantito!).
Per arrivare al tema del post di oggi...  
A proposito, non vi ho detto che ora stabilirò un limite di parole? Già già, proprio così, a partire dai prossimi post. In realtà dovrò stare in quel numero esatto di parole, un’idea di una certa persona che dovrebbe iniziare a scriverne uno suo di blog visto che di cose da dire ne avrebbe eccome (allora, quando iniziii??? :))

Entriamo nel vivo. Oggi, sabato 1 dicembre, è passato più di un mese dall’ultimo post della Milano Golosa (mettiamo pure il dito nella piaga). Ricordo che quel sabato faceva ancora caldo, mentre oggi siamo in pieno inverno... stop stop stop!!! Ma no, era solo per dirvi che c’è bisogno di qualche dolce per scaldarci il cuore (maronna mia, sto cuore lo continuo a tirare in ballo, ma basta!!). Considerando che in magazzino ho ancora qualcosa dall'anno scorso e che il caos regna qui da me (dentro e fuori, non c'è differenza), è meglio se provvedo io alla ricerca e vi metto un bell’elenco riciclato, per cui assolutamente green, delle mie vecchie e care ricette del 2011 di questo periodo, ok? L'accendiamo?
Dai sì, accendete pure il forno e preparatevi a spignattare in cucina, si parteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!

Ecco la mia cake list (oltretutto è anche vegana).


  • Questi arancini hanno accompagnato le mie merende nelle fredde giornate di dicembre e sono realizzati con farina di ceci, marmellata di arance e prugne secche.

  • Abbiamo poi un tipico dolce della tradizione milanese del periodoecco il mio veg-panettone, lo metto tra i dolci più riusciti di sempre!

  • Poi c'era questo dolce strepitoso, simbolo dell'unione tra nord e sud, dell'amicizia, che però non ho fatto io: trattasi della pitta 'mpigliata, recapitatami dall'amico di blog Luca nientepopodimeno che dalla Calabria con Poste celere!! Avrei potuto ricambiare il pensiero con il mio veg-panettone ma non ricordo perché poi preferii ricambiare con la biscotta di kamut, che in origine era un unico grosso biscottone ma che dopo il celere viaggio si presentava sotto forma di  frammenti/meteore...  I famosi "brutti ma buoni" (in realtà ho anticipato gli eventi e l'ho ridotta in biscotti ancor prima di spedirla :)).

  • Concludiamo con altri due "pezzi" forti che sono la tradizionale torta paesana, volgarmente detta, "Papina(qui in una sorprendente versione quasi crudista) e la Sockerkaka... curioso vero il nome? E sì, una eredità svervegese... Con questo ultimo dolce mi riallaccio all'immagine del post di oggi che vedete qui. Trattasi di cachi (ovvero "caco x due volte") ma anche di "cachi da solo", nel senso che il frutto che chiamiamo caco si può scrivere anche cachi (sempre al singolare) o kaki e parliamo sempre dello stesso prodotto.


caco + mela= cacomela , mela + banana=???

E dovete sapere che la mia sockerkaka è realizzata con una farcitura di cachi.

Se settembre era tempo di vendemmia (potete leggere qualche curiosità sui benefici del vino, così come di quelli dell'uva, su Phit Magazine di settembre - non vi scomodate, ve l'ho messo anche qui :)), ottobre/novembre è tempo di cachi.
Che il vostro sia un caco nella norma o un cacomela (dipende se vi piacciono le cose dolci, molli e cremose, o quelle più dure e sode), dovete sapere che il caco è chiamato anche il "cibo degli dei". E sapete che cosa ha in comune il caco con il "nettare", sempre degli dei, così come anche con il "riso proibito", quello nero della dea Venere, presente nella mia alimentazione dal pranzo alla cena (il riso, non la dea) ormai da mesi -qui lo vedete nella versione crudista-? 
Ebbene, cosa hanno in comune questi tre alimenti (certo, anche il vino è un alimento)? Ma i tanniniE i tannini parrebbero aumentare il "colesterolo buono" (così come l’avena, ve lo ricordo) e sono noti anche per le loro proprietà antiossidanti e per la loro capacità di proteggere i tessuti dall’azione dei radicali liberi. E sì cari miei, si invecchia, per questo è importante mangiare tanto riso nero, fare tanta buona attività fisica (decisamente meglio se in compagnia), e perché no, bere del buon vino e imparare già da subito ad abbinare i vostri piatti con il vino, ma quello giusto.
Sfatiamo un mito. Vino rosso ideale con formaggi?  Parrebbe di no... Potreste rimanere sorpresi nel constatare che i tannini in questa condizione (con il formaggio, quindi con i latticini in pratica) si rompono ("precipitano" si dovrebbe poter dire, un po' come accade con il PageRank :)) e il vino perderebbe il suo equilibrio. Provate a berlo prima di avere mangiato il formaggio e bevete lo stesso vino dopo: non sarà più lo stesso! Delusi? Anche queste sono cose che accadono...


Ritornando al cachi (anche il betacarotene che contengono è un eccellente antiossidante). Oltre ad avere proprietà lassative (e va beh era facile immaginarlo :)), grazie all'alto contenuto di zuccheri semplici e di potassio, è in grado di fornire energia immediata e risultano quindi utili in caso di attività sportive o in situazioni in cui si ha un grande dispendio di energie, così come anche la banana che vi ricordo, è utilissima allo scopo: correvo correvo, era il 6 giugno 2012...
Pensando invece al futuro. Nel prossimo post vi vorrei parlare di qualche scoperta in ambito cosmetico, di un eccellente prodotto di Fitocose che sto utilizzando da qualche mese con grandi risultati ma il blog ancora non sa della sua esistenza (lui non sente), e che di questo successo ne ha beneficiato l’umanità intera. Ora però non esageriamo, diciamo pure che considerato che ogni nostra azione ha un impatto sull’ambiente e sugli altri, che siamo tutti collegati, se ne beneficio io ne beneficia chiaramente anche il mio vicino (in questo caso specifico soprattutto se è molto vicino), ma anche il mio più lontano... ma questa è un'altra storia, magari ve la racconterò in un altro post!

lunedì 22 ottobre 2012

M(i)lan(o) Golosa


Sabato mi sono fatta un giretto per Milano Golosa.
Non ero io quella golosa e non mi riferisco alle improvvise voglie di cibo che quando giungono se sono in bici mi obbligano ad una fermata di emergenza ovunque mi trovi per sgranocchiare qualcosa mentre se sono a casa la fermata è tra il frigorifero e la dispensa Rigoni di Asiago (dovete sapere che ho una vera collezione di miele e marmellate da far invidia ad un supermercato). Quando invece sono in ufficio sarebbe proprio il caso di evitare di ruminare di continuo considerato che immancabilmente i prodotti che consumo, se non sono i miei muffin (mica ho sempre tempo di prepararli – ne approfitto invece per segnalarvi una vecchia ricetta - vegana e senza zucchero ma comunque golosa- che avevo preparato lo scorso anno più o meno in questo periodo), hanno quella carta di alluminio il cui rumore può essere coperto solo da quello dello stomaco che brontola per cui in entrambi i casi è di disturbo (trattasi più precisamente degli snack della Zona -o anche Pesoforma- che in caso di emergenza, quando l’alternativa è saltare il pranzo, fanno sempre comodo).

Ritornando alla Milano Golosa….
Mi riferisco all’happening festoso dove potersi confrontare con gli esperti del regno del piacere gastronomico che si è svolto questo weekend a Milano (qui trovate tutto il programma). Purtroppo non sono riuscita a vedermi tutte le cose che avrei voluto ma ci si accontenta e devo dire che la mia quotidiana razione di  "senza", "riso" e "amore" me la sono presa comunque!
Ma andiamo per ordine.
Nell’ultimo post vi avevo parlato oltre che dei miei muffin da "CB" (da quel post tutte le volte che la sera sono stata da California Bakery i muffin erano già finiti!!) anche di uva e di vino, e soprattutto di solfiti (per approfondimenti e detox d’autunno vi invito  a leggere l'articolo "Into the Wine")...
 

Bene, sabato ho avuto il piacere di conoscere  Freewine il gusto del benessere (il nome è già tutto un programma :)).

Ecco cos'è Freewine.
"Freewine® è un disciplinare, conseguito tramite un protocollo tecnico non vincolante. Questo disciplinare ha l'obiettivo di apportare consistenti riduzioni della quantità di solfiti aggiunti nei vini prodotti dalle aziende aderenti. Vini che regalano così la pura espressione dalla combinazione vitigno+territorio."
WOW!!!
"I solfiti hanno anche la capacità di interferire organoletticamente con l'espressione dei vini. Il minor contenuto li rende quindi più puri e sinceri.
Tuttavia, grazie alle ultime scoperte in campo enologico e ad alcune innovazioni tecnologiche, è possibile realizzare vini con un contenuto in solfiti molto basso.I cardini su cui si fonda Freewine sono sostanzialmente due: l'uso di tecnologie specifiche e l'adozione di un innovativo protocollo di vinificazione, cioè di una serie di "buone pratiche" enologiche volte ad amplificare i risultati positivi ottenuti dalla tecnologia. In quest'ultima poi, grande importanza riveste il controllo dell’ossigeno presente accidentalmente nel vino, sia durante tutte le fasi di lavorazione, sia in particolare prima dell'imbottigliamento.
L'obiettivo finale è di arrivare a quota "zero solfiti aggiunti", a tutto vantaggio della salubrità e naturalità dei loro vini."
Non saprei davvero cosa aggiungere se non un "puro e sincero" (senza solfiti in pratica :))… complimenti!!!

La cosa bella di queste manifestazioni è che si ha il piacere di conoscere e vedere le facce delle persone che stanno dietro ai prodotti che ci vengono proposti e questa cosa credo sia davvero importante (un po' come fa Lush che mette sulla confezione il nome e la faccina disegnata della persona che ha preparato a mano il prodotto - tra parentesi, è da un pò che non ci passo mannaggia...).
Ma non è finita qui perché ad un certo punto il mio radar (ricordate quel vecchio post…? Non importa...) ha intercettato un’etichetta che riportava la seguente scritta: "Senzaiuto". 

Lì per lì ho pensato di avere preso "fischi per fiaschi" per via dei nuovi occhiali alla Pulp Fiction (così verranno più tardi definiti da un certo L. G. campione del mondo) e invece avevo letto benissimo (menomale, soldi ben spesi!!
) perché

"il Senzaiuto 2011 è un vino prodotto con sole uve Barbera su un terreno a tessitura limoso calcareo nel comune di San Damiano al Colle.
Infatti perché il vino si possa esprimere pienamente nella sua unicità e integrità non è stato tolto nulla (un pò come avviene con il Raw Food - leggete leggete, è molto interessante la faccenda dela zucca illuminata).
Quindi nessuna filtrazione, nessuna chiarifica, nessuna stabilizzazione forzata e non è stato aggiunto nulla 
(proprio come ai miei muffin che sono senza uva
senza burro e  "naturalmente" senza zucchero).

La fermentazione è spontanea e affidata ai soli lieviti indigeni
non sono stati aggiunti solfiti di sintesi né altri coadiuvanti o additivi."


Davvero è possibile tutto questo??? Ma come ha fatto...?

"Il vino così ottenuto presenta i connotati più autentici del terreno di provenienza, del frutto da cui è ottenuto e riflette le caratteristiche dell’annata e il carattere dell’uomo che lo fa."

NB. Anche nei miei muffin c'è il mio carattere (forse per quello che non sempre lievitano a dovere? :D)
Le mie nuove conoscenze di sabato a Milano Golosa
(l'uva la conoscevo già e ce l'ho messa giusto per fare la foto :))

Ritornando al Senzaiuto...
Io invece 
ho dovuto ricorrere ad un aiutino per poter passare alla fase di degustazione, ovvero, ho dovuto riempire un vuoto ma non si trattava del bicchiere bensì del mio stomaco. Infatti non avevo introdotto nulla dalla colazione della mattina...
E a stomaco vuoto non si degusta proprio un bel niente considerato che l’unico alcool che introduco nel mio organismo è quello del brandy presente nei Fiori di Bach (vi informo che dall’ultimo post la composizione è cambiata già due volte come è giusto che sia) o al massimo l’estate scorsa era il Vino doccia alla Malvasia di Fitocose.

Dunque dei "senza" vi ho detto, ora passiamo al "riso".
E anche questo particolare riso fa buon sangue (come del resto il vino) ma anche buoni risotti.
Succede che capito per caso alla degustazione di un certo Acquerello proprio nel momento in cui il mio stomaco reclamava. L’ acquerello (lo vedete nella foto, è il barattolino di latta – devo dire che un 50% del mio acquisto è dovuto al packaging, come è normale che sia) è il riso coltivato, raffinato e confezionato in Italia nella Tenuta Colombara dalla famiglia Rondolino.

E' un riso unico al mondo perché ancora grezzo viene invecchiato almeno un anno (e chi lo avrebbe mai detto che anche il riso invecchia?), poi raffinato lentamente con un metodo esclusivo, infine reintegrato con la sua preziosa gemma.
In pratica la gemma si incontra con il chicco in un abbraccio…. Se non è "amore" questo!!

Acquerello è un riso Carnaroli classificato "Extra" per la sua qualità. Acquerello è perfetto per ogni ricetta di riso perché i chicchi sono perfettamente integri, più sodi, più sgranati e più saporiti. Quindi non si incollano, assorbono meglio i condimenti, non perdono l’amido, le proteine, le vitamine.

Ed dovete sapere che è il riso che utilizza anche Davide Oldani nella preparazione dei suoi piatti (così mi è stato riferito). E io al D’O di Cornaredo ci sono stata con delle compagne di corso (era un corso di ufficio stampa nel settore enogastronomico, ma guarda un pò!). E proprio a quel corso ho conosciuto una delle mie più care amiche, Fabiana, che però chiamo Puglia, è il suo soprannome - io per lei invece sono Svizzera). Puglia, ti ho preso un barattolino! :)

Alla degustazione è stato servito un riso invecchiato di 7 anni, bollito con solo l’aggiunta di un pizzico di sale e devo dire che era sin superfluo considerato il sapore che già di per sé era squisito. Ho chiesto al signor 
Rondolino se potevo consumarlo con la cottura a crudo che sono solita fare con il  riso nero Venere. "Il riso venere scuoce per cui è forse più adatto a questo tipo di cottura" ha ipotizzato, pur avendomi confessato di non avere mai provato la cottura a crudo (ha però aggiunto che l'avrebbe sperimentata :)).

Rispetto agli altri risi bianchi, contiene più proteine, minerali, vitamine e tutti i microelementi contenuti nella gemma altrimenti presenti solo nel riso integrale. 

Io che sono ghiotta di crusca d’avena come potrei non assaggiare questo riso? Acquistati due barattolini da 250 g da regalare (uno per Fabiana e l'altro per M.) ma uno l’ho già aperto e degusato con olio e pecorino (cottura normale a caldo in acqua bollente, solo un pizzico di sale rosa dell'Hmalaya quasi a fine cottura -sui benefici del sale rosa potete leggere invece questo articolo).

Passiamo ora all’ "amore". Vi presento WineAmore.
Che cos’è?
WineAmore è una App per iPad che nei Ristoranti sostituisce la lista dei vini cartacea.


Ma che bello è il nome?! :)

WineAmore a Milano Golosa ha ospitato tramite la sua App i vini Freewine per cui era anche lei senza solfiti, sincera. E l'amore per essere tale deve essere sincero!

La sincerità è una qualità molto importante nelle persone (certo, anche nei vini lo è). E quando è presente nel lavoro di questi imprenditori si traduce in un prodotto eccellente, che fa bene alla salute, che ti colma non solo lo stomaco perché io da questa giornata sono tornata a casa davvero carica (ma non sazia) di un’energia positiva, di color arancione direi (sulla psicologia del colore arancione, considerato che ci avviciniamo ad Halloween, potete leggere questo vecchio post).

Il vino in questi ultimi mesi mi ha portato tante belle cose. E il tutto ha avuto inizio qualche anno fa con l'incontro con Fa (oltre a Puglia la chiamo anche Fa).  Non mi resta che iscrivermi ad un corso di degustazione di vini, cosa che farò assolutamente nelle prossime ore, per entrare ancor più in questo mondo meraviglioso!