Un vento così a Milano non si era mai visto!
E sono convinta in qualche modo di avere in parte contribuito a questa condizione meteorologica (Fabiana sa a cosa mi riferisco :D).
A dire la verità il vento mi ha sempre portato un estremo nervosismo che in certi giorni particolari poteva raggiungere livelli tali di perdita di autocontrollo da dovermi inventare una strategia per ridurre i rischi dei danni da Nocciolata (che pure è ottima, sia chiaro).
Ma il termine più appropriato per descrivere questa condizione probabilmente non è nervosismo, bensì irrequietezza.
E andando a vedere meglio di cosa si tratta ecco che finisco qui (il blog di Ivo Rosati) e, con estremo piacere + curiosità, leggo:
"L’irrequieto, da dizionario, è colui "che non trova quiete", agitato e smanioso ma anche "vivace, esuberante, che non sta mai fermo". L’accezione principale di "irrequietezza", dunque, è collegata all’impossibilità di rimanere fermi…. come metafora del desiderio di viaggio…"
Colpita e affondata! :)
E' proprio il viaggio ciò che desidero in questo momento, e che sto pianificando (viaggetto, no viaggione... basta anche solo un weekend per staccare). E menomale che ne ho voglia perché se così non fosse stato mi sarei ritrovata ad aspettare nel deserto insieme alla mia "Kuska from Barcelona" (nella foto), con la sabbia che scotta sotto i piedi che sarebbe stata lì a ricordarmelo. Sì, a ricordarmi del viaggio: sono in viaggio e sto camminando (ancora la meta non è chiara ma intanto mi sto muovendo!).
Proseguendo nella lettura...
"Sembra potersi definire una condizione mutevole e transitoria ma che può durare a lungo, in cui aspiriamo o desideriamo sentirci meglio e quindi cerchiamo la pacificazione, la soddisfazione o l’appagamento".
"Sembra potersi definire una condizione mutevole e transitoria ma che può durare a lungo, in cui aspiriamo o desideriamo sentirci meglio e quindi cerchiamo la pacificazione, la soddisfazione o l’appagamento".
Bello!
"Non è detto, però, che si stia parlando di piacere (e ti pareva :(), trattandosi più spesso di quiete, di tranquillità, di equilibrio, dunque una condizione ideale in cui non stiamo desiderando nulla (:O)
Dlin dlon, comunicazione interna.
Alle volte fiori di Bach, unitamente ad una serie di accorgimenti REO (e in questo caso REO sta per "Rilascio di Endorfine Oriented" - nel diritto penale invece identifica il soggetto attivo del reato), come ad esempio la corsa, il cioccolato (e se cioccolato crudo ancora più potente), così come la frequentazione di amicizie in arancione (non mi riferisco ai membri del movimento Hare Krishna ma alle persone ottimiste che sprizzano positività da tutti i pori - in realtà suppongo lo siano anche i seguaci di Krishna, non mi sembrano particolarmente "sprizzanti" ma certamente positivi e sereni, questo sì), il sesso, il blog , scrivere, dipingere, ecc. sono grandi alleati del viaggio (a proposito di "Sesso e Sport" potete leggere l'articolo su Phit di Gennaio - sì ma dove lo trovate? Siamo già a maggio...).
Dalla Spagna ho portato anche queste pillole magiche... (da usare giusto in caso di emergenza - ad oggi sono ancora sigillate :)) |
Si è irrequieti prima di partire, quando smaniamo nell’attesa, aspettando che cominci qualcosa, di qualsiasi cosa si tratti. L’impazienza e la frenesia prendono il sopravvento al punto di rompere quella normale condizione di equilibrio.
Esattamente come mi sento oggi, ne più ne meno di così!
Ed è tangibile almeno quanto lo sono i pollini nell’aria (questo 2012 lo ricorderò anche per la "neve di maggio").
Conclude dicendo che:
"L’irrequieto è attivo, non si accontenta e si ritrova sempre alla ricerca di qualcosa. La sua attività, conseguenza dell’irrequietezza, lo conduce alla scoperta, all’esplorazione, alla conoscenza".
E questa è sempre un'ottima cosa!
A no, non conclude ancora...
"L’irrequietezza, così, è forse una specie di voglia di mettere ordine: poichè nel caos scopriamo un tragitto e un itinerario, che sono il viaggio, mentre nell’ordine e nella sistemazione identifichiamo la meta, tranne poi, al termine del processo, ricominciare spostando in avanti l’obiettivo".
"L’irrequietezza, così, è forse una specie di voglia di mettere ordine: poichè nel caos scopriamo un tragitto e un itinerario, che sono il viaggio, mentre nell’ordine e nella sistemazione identifichiamo la meta, tranne poi, al termine del processo, ricominciare spostando in avanti l’obiettivo".
Mi manca ancora di mettere a fuoco l'obiettivo ma ci sto arrivando.
E per quanto riguarda il "mettere ordine"... bene, ho cominciato col lavare le fodere del divano: cambio da velluto-prugna-autunnale a lino-bianco-estivo - è scritto lino-bianco-estivo ma essendo bianco non si vede). Mentre la libreria invece ancora è lì che aspetta e spera dal post del 3 settembre...
E sotto i cuscini pensate, ho trovato una cosa che però non vi voglio rivelare ora...
"Da qui l’irrequietezza come una ricerca perenne o forse una perenne insoddisfazione".
Figuriamoci! :)
Ecco la conclusione:
"L’irrequietezza, dunque, è un sussulto, una fiammata, l’incontenibile appetito dell’esistenza, la brama della consistenza piacevole… Qui, proprio qui, sorge l’inquietudine, la speranza della diversità, il brusio suggestivo e luminoso del nuovo. Quella meravigliosa ed attraente scoperta che qualcosa è diverso e potrà ancora, sempre, essere diverso".
Ecco la conclusione:
"L’irrequietezza, dunque, è un sussulto, una fiammata, l’incontenibile appetito dell’esistenza, la brama della consistenza piacevole… Qui, proprio qui, sorge l’inquietudine, la speranza della diversità, il brusio suggestivo e luminoso del nuovo. Quella meravigliosa ed attraente scoperta che qualcosa è diverso e potrà ancora, sempre, essere diverso".
E ricordatevi sempre di questo: quando le cose cambiano anche noi dobbiamo essere pronti a cambiare.
Così non vi ritroverete più a dire: "Chi ha spostato il mio muffin???"
E chi più di me anela al cambiamento in questo periodo! Dai dai dai! :)
RispondiElimina:) :D ;)
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